Ci siamo già occupati delle prime tre componenti della comunicazione non violenta, che riguardano quello che osserviamo, quello che sentiamo e ciò di cui abbiamo bisogno. Abbiamo imparato a fare questi passi senza criticare, analizzare, incolpare né diagnosticare gli altri e a fare questo nel modo più adatto a generare l’empatia.
Occupiamoci ora della quarta ed ultima componente della comunicazione non violenta la quale ci invita ad avere chiarezza di che cosa vorremmo chiedere agli altri allo scopo di arricchire la nostra vita. Quando i nostri bisogni non sono soddisfatti, facciamo seguire all’espressione di ciò che osserviamo, sentiamo e desideriamo una richiesta specifica: chiediamo agli altri che essi compiano azioni che possono soddisfare i nostri bisogni. Come possiamo esprimere le nostre richieste in modo tale che gli altri siano maggiormente disposti a rispondere con empatia ai nostri bisogni? Possiamo farlo in due modi:- Cerchiamo di evitare le formulazioni vaghe astratte o ambigue
- Ricordiamo di usare un linguaggio di azione positivo dichiarando quello che vogliamo anziché quello che non vogliamo
Due esempi:
- invece di dire a tuo marito “non fai mai niente in casa” (parole accusatorie e vaghe), potresti dire “mi farebbe piacere se tu preparassi più spesso la cena, mi saresti di grande aiuto”
- invece di dire al tuo amico: tu sbagli sempre perché non hai fiducia in te stesso, vorrei che tu avessi maggior fiducia in te stesso (le parole “avere maggior fiducia in se stessi” non esprimono una richiesta specifica e il tono è molto imperativo), potresti dire “Vorrei che tu seguissi un corso di training assertivo, che credo potrebbe aumentare la fiducia in te stesso”
Quando parliamo, tanto più ci è chiaro che cosa vogliamo in cambio, tanto più è probabile che lo otterremo. Dal momento che il messaggio che mandiamo non sempre coincide con quello che viene ricevuto, abbiamo bisogno di imparare a scoprire se il messaggio è stato ricevuto in modo esatto. Abbiamo bisogno di avere chiara la natura della risposta che vogliamo ricevere soprattutto quando stiamo esprimendoci in un gruppo. Altrimenti, potremmo dar vita a conversazioni improduttive che fanno perdere al gruppo un notevole ammontare di tempo. Le richieste sono percepite come pretese quando chi ascolta crede che sarà incolpato o punito se non si conformerà ad esse. Possiamo aiutare gli altri ad avere fiducia nel fatto che stiamo facendo una richiesta e non una pretesa, esprimendo il nostro desiderio che loro obbediscano solo se lo fanno volentieri.
Lo scopo della comunicazione non violenta non è quello di cambiare le persone e il loro comportamento per fare le cose a modo nostro; è invece quello di creare relazioni basate sull’onestà e sull’empatia, che successivamente soddisferanno i bisogni di tutti.COME SI FA?
Esercizio pratico:
Prova a mettere in tasca un post-it con le quattro componenti della comunicazione non violenta e poi osserva il tuo modo di comunicare: è composto da osservazione del reale, espressione dei tuoi sentimenti e bisogni rispetto a ciò che accade senza trascurare la richiesta di ciò che vuoi dall’altra persona?
Un ultimo esempio:
Una mamma potrebbe parlare al figlio adolescente usando i quattro elementi in questo modo: “Pierino, quando vedo due paia di calze sporche vicino al tavolino da caffè e altre tre paia vicino alla TV (osservazione), mi sento irritata (espressione dei propri sentimenti), perché ho bisogno di maggior ordine nelle stanze che utilizziamo in comune (espressione del proprio bisogno); saresti disposto a portare le calze in camera tua oppure a metterle in lavatrice, per favore? (richiesta).Se vuoi fammi sapere com’è andata scrivendo a sr.rosy@hotmail.it
Puoi sempre approfondire attingendo direttamente all’autore: “Le parole sono finestre oppure muri di Marshall B. Rosenberg” ed. Esserci.
La prossima settimana ti racconterò il settimo capitolo: Ricevere con empatia.


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