
"E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate” (Mt 6,5-8).
La preghiera è quindi un affare da figli, non da schiavi.
Il segreto della preghiera è incastonato come un diamante tra le parole di Gesù dodicenne al tempio e quelle pronunziate dal Padre il giorno del battesimo al Giordano: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del padre mio?” (Lc 2,29) e “Tu sei il figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento“ (Lc 3,22). Il dialogo intimo tra il Padre e il Figlio, sconosciuto agli uomini di mondo, è la chiave d’accesso all’universo dell’orazione. Tutto si gioca lì, tra questa dedizione di Gesù e il compiacimento eterno di Dio. Quando mi dispongo alla preghiera non faccio altro che ospitare in me questo stesso dialogo divino. Simultaneamente al sentimento della figliolanza la preghiera cristiana richiede una nitida consapevolezza della propria piccolezza. Si narra che Francesco d’Assisi nei primi tempi della sua conversione si alzasse di notte a pregare ripetendo continuamente: “Chi sei tu, dolcissimo Dio mio? Chi sono io, vile e umilissimo servo tuo?”. Altezza e bassezza, cielo e terra, congiunti in una medesima invocazione. È salutare ricordarlo: Dio non è un nostro complice né il compagno di banco del liceo. È il signore degli eserciti, che distende il cielo come una tenda (cfr. Is 40,22)! L'amore che il figlio prova per Lui scaccia il timore,
ma non il rispetto.
Penso che la brevità che Gesù chiede al suo discepolo quando prega nasca proprio da questa lucida consapevolezza della grandezza di Dio. Colui che tutto può non ha bisogno di molte parole per essere convinto o per capire quel che ci serve. Il creatore non è un dio pagano, antropomorfo e capriccioso, che vuol essere supplicato a lungo e convinto ad agire dietro lauta ricompensa di libagioni. Come una madre, capisce subito da indecifrabili balbettii che cosa serve al bambino.
Sul monte delle Beatitudini, nel momento solenne in cui enuncia il suo programma di annuncio, Gesù ci consegna i caratteri della preghiera cristiana: Disponiamoci ad essa con il nascondimento, mettendo da parte ogni ostentazione; percependo il continuo dialogo tra il Padre e il Figlio che avviene in noi; meditando poche parole con riverenza e attenzione, consapevoli che Dio guarda più alle intenzioni che alla correttezza formale dei discorsi.
Ti auguro il coraggio del SILENZIO,
che tu possa incontrare te stessa e Dio nel silenzio!
Prossima settimana la seconda puntata: IL SILENZIO!
Per approfondimenti: SPUNTIni per l’anima

Nessun commento:
Posta un commento