Quando due parti in conflitto hanno avuto entrambe l’opportunità di esprimere completamente quello che osservano, sentono, quello di cui hanno bisogno e ciò che richiedono – e una volta che ciascuna ha dato empatia all’altra – di solito si può arrivare ad una soluzione che soddisfi i bisogni di tutti. Ma in alcune situazioni, tuttavia, la possibilità di svolgere tale dialogo potrebbe mancare, e potrebbe essere necessario l’uso della forza per proteggere la vita di un individuo.
Ad esempio, la controparte potrebbe non essere disposta a comunicare, oppure, a causa di un pericolo imminente, potrebbe mancare il tempo necessario per la comunicazione. In tali situazioni, potremmo aver bisogno di ricorrere alla forza. Se lo facciamo, la comunicazione non violenta ci richiede di
distinguere tra l’uso protettivo e l’uso punitivo della forza.
Lo Scopo che vi sta dietro è quello di prevenire gli infortuni o le ingiustizie, mai quello di punire o di far sì che gli altri soffrano. L’uso punitivo della forza tende a generare ostilità e a rafforzare la resistenza a quello stesso comportamento che stiamo cercando di ottenere. La punizione riduce la disponibilità e l’autostima e distoglie la nostra attenzione dal valore intrinseco di un’azione per spostarlo sulle sue conseguenze esterne. Incolpare e punire non contribuiscono a creare le motivazioni che vorremmo ispirare negli altri.
CONCRETAMENTE
COME SI FA?
Esercizio pratico “sull’uso protettivo della forza”.
- Individua e circoscrivi con chiarezza le ragioni del conflitto con qualcuno
- Verifica se la punizione che vorresti dare protegge la vita e i diritti dell’altro (per esempio il tuo bambino che non ti obbedisce)
- Poni attenzione a se stai emettendo giudizi sulla sua persona sul suo comportamento. È importante non biasimare né condannare.
- Chiediti: i miei pensieri sono rivolti esclusivamente a proteggere dal pericolo (per esempio il mio bambino)? Il presupposto dell’uso protettivo della forza è l’idea che le persone si comportino in modi nocivi per se stessi e per gli altri e quindi occorre proteggerle da ciò. Occorre far crescere la consapevolezza circa le conseguenze delle proprie azioni; far vedere in che modo i nostri bisogni possono essere soddisfatti senza fare del male agli altri; abbandonare la falsa convinzione di avere il diritto di punire o ferire gli altri perché se lo meritano.
- Ricorda sempre che l’azione punitiva, anziché generare pentimento e apprendimento, genera piuttosto risentimento e ostilità; rafforza le resistenze opposte al comportamento che stai cercando di ottenere e diminuisce l’autostima e il rispetto per se stessi.
- Prova a scrivere 5 cose che vorresti che i tuoi figli gli amici o le persone a cui ti rivolgi facessero o che facessero più spesso. Accanto ad esse, scrivi anche quali vorresti che fossero le loro ragioni per farlo. Questo ultimo esercizio ti aiuta ad accrescere la consapevolezza di te, delle tue azioni e delle azioni degli altri.
Se provi ad applicare l’uso protettivo della forza scoprirai che ci sono altri mezzi per risolvere un conflitto oltre a ritirarsi dal conflitto stesso o all’utilizzare la forza punitiva. Provare per credere e, se vuoi, fammi sapere com’è andata. Sono curiosa!
È un tema complesso, cerca di approfondire attingendo direttamente all’autore: “Le parole sono finestre oppure muri di Marshall B. Rosenberg” ed. Esserci.
La prossima settimana ti racconterò il dodicesimo capitolo: Liberare noi stessi ed aiutare gli altri.

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