sabato 18 ottobre 2025

Le parole sono finestre oppure muri: capitolo 11


Se abbiamo acquisito familiarità con i passi del processo di comunicazione non violenta, possiamo passare ad applicarli allo scopo di risolvere i conflitti. Potremmo essere noi stessi in conflitto con un’altra persona oppure potremmo ricevere una richiesta di aiuto, qualunque sia la situazione, risolvere un conflitto richiede tutti i principi che abbiamo già descritto nei capitoli precedenti: osservare, individuare ed esprimere i sentimenti, rilevare i bisogni alla radice dei nostri sentimenti e formulare richieste che siano fattibili usando un linguaggio d’azione chiaro, concreto, positivo.



Gli unici ingredienti necessari sono: 
  1. molta pazienza
  2. la volontà di stabilire una connessione umana 
  3. l’intenzione di seguire i principi della comunicazione non violenta fino a che non si trova una soluzione
  4. la fiducia nel fatto che il processo funzionerà.  
L’uso della comunicazione non violenta per risolvere i conflitti è diverso dai metodi di meditazione tradizionali: invece di deliberare su questioni, strategie e modi per raggiungere un compromesso, ci concentriamo per prima cosa sull’individuare i bisogni di entrambe le parti e, soltanto dopo, cerchiamo delle strategie per soddisfare questi bisogni.  
Cominciamo creando una connessione umana tra le parti in conflitto. Poi ci rassicuriamo che entrambe le parti abbiano l’opportunità di esprimere pienamente i loro bisogni e che ascoltino con attenzione quelli dell’altra persona: una volta che i bisogni saranno stati ascoltati, esprimano chiaramente delle azioni fattibili per soddisfarli. Evitiamo di giudicare o analizzare il conflitto e rimaniamo invece concentrati sui bisogni
Quando una parte prova troppo dolore per sentire i bisogni dell’altra, offriamole empatia, prendendo tutto il tempo necessario per assicurarci che l’altra persona sappia che il suo dolore è stato ascoltato. Non sentiamo un no come un rifiuto, ma come l’espressione di un bisogno che impedisce alla persona di dire sì. Solo dopo che tutti i bisogni sono stati ascoltati reciprocamente, passiamo allo stadio delle soluzioni: fare richieste fattibili usando un linguaggio d’azione positivo
Quando assumiamo il ruolo di mediatori in un conflitto tra due altre parti, si applicano gli stessi principi. In aggiunta: teniamo attentamente traccia del punto in cui ci troviamo nel processo di risoluzione del conflitto. Offriamo empatia quando necessario, manteniamo la conversazione centrata sul presente, spingendola avanti e interrompendo qualora necessario per ritornare al processo. Con questi strumenti e questa comprensione, possiamo fare pratica nell’aiutare gli altri e noi stessi a risolvere conflitti anche di lunga durata. 

CONCRETAMENTE COME SI FA? 

Esercizio pratico su “Come risolvere un conflitto”.

Questo esercizio è pensato per risolvere un tuo conflitto personale con un’altra persona, così è più facile, una volta appreso il metodo su di te, sarà semplice estenderlo anche ad altre persone o diventare mediatore. Quattro passaggi sintetici:

  1. Esprimi i tuoi bisogni 
  2. Cerca di capire i veri bisogni dell’altra persona, a prescindere da come li esprime. Se la l’altra persona non esprime un bisogno, ma un’opinione, un giudizio o un’analisi, ne prendi atto e continui a cercare il bisogno dietro le sue parole.
  3. Verifica di aver riconosciuto accuratamente i bisogni dell’altra persona con cui sei in conflitto e in caso contrario, continua a cercare il bisogno dietro le sue parole.
  4. Offri empatia, tanta quanto è richiesto per far sì che entrambi possiate ascoltare accuratamente i bisogni l’uno dell’altro. 
  5. Una volta chiariti quali sono i tuoi bisogni e i bisogni dell’altra persona, proponi strategie per risolvere il conflitto formulandolo in un linguaggio d’azione positivo.
Durante tutto questo processo cerca di ascoltarti e di ascoltare l’altra persona con molta attenzione, evitando l’uso di parole che implicano che una delle parti è in torto. non dimenticare che quando una parte si sente criticata, diagnosticata o analizzata, l’energia della situazione molto probabilmente si sposterà sull’autodifesa e la controaccusa, invece che sulla risoluzione. 
Quando, invece, crei connessione con l’altro/a, il problema, di solito, si risolve da sé

Provare per credere e, se vuoi, 
fammi sapere com’è andata. Sono curiosa!

Puoi sempre approfondire attingendo direttamente all’autore: “Le parole sono finestre oppure muri di Marshall B. Rosenberg” ed. Esserci. 

La prossima settimana ti racconterò il dodicesimo capitolo: L’uso protettivo della forza.

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