sabato 4 ottobre 2025

Le parole sono finestre oppure muri: capitolo 9

 

Nei post precedenti abbiamo già visto come la comunicazione non violenta contribuisca a migliorare le nostre relazioni, con gli amici, con la famiglia, sul lavoro e nei contesti politici. Tuttavia, la sua applicazione più importante potrebbe riguardare proprio il modo in cui guardiamo noi stessi. 

Se siamo violenti con noi stessi 

è difficile che possiamo offrire genuinamente empatia agli altri.

Quando facciamo degli sbagli, possiamo apprendere dalla comunicazione non violenta, il perdono verso noi stessi e così capire come possiamo crescere invece di farci intrappolare da giudizi moralistici su noi stessi. 

Purtroppo, spesso siamo stati educati a valutare noi stessi in modi che ci spingono più ad odiarci che ad apprendere. Invece valutando i nostri comportamenti in termini di bisogni non soddisfatti, lo stimolo al cambiamento proviene non dal senso di vergogna o di colpa, dalla rabbia o dalla depressione, ma dal nostro genuino desiderio di contribuire al benessere nostro e altrui.   

La vergogna è una forma di odio verso noi stessi 

e le reazioni che vengono intraprese come reazione 

al senso di vergogna non sono azioni libere e gioiose. 

Coltiviamo l’empatia verso noi stessi anche quando scegliamo di agire, nella vita di tutti i giorni, solo servendo i nostri bisogni e valori anziché per dovere, per ottenere riconoscimenti esteriori, per evitare la vergogna, il senso di colpa o la punizione. Se riesaminiamo le azioni onerose cui ci sottoponiamo quotidianamente e traduciamo “devo” in “scelgo di” riportiamo il gioco e l’integrità nella nostra vita.

Ti è mai capitato di esprimere dei giudizi verso te stesso/a? A volte lo facciamo nel modo seguente:

  • devo proprio fare qualcosa per dimagrire
  • dovrei davvero smettere di fumare
  • devo cominciare a fare più movimento.

Continuiamo a dirci quello che dovremmo fare, ma continuiamo a non farlo, perché in quanto esseri umani non siamo nati per sottometterci agli ordini dei “dovrei” e dei “mi tocca fare questo”, sia che provengano da fuori, sia che vengano da dentro di noi. Se cediamo e ci sottomettiamo a queste pretese, le nostre azioni sono stimolate da un’energia che è priva di gioia vitale.

COME SI FA AD EVITALO?

Esercizio pratico:

Prova a trattarti con più gentilezza ed empatia anche quando sbagli e a porre attenzione a tutte le volte che usi il verbo “dovrei”; prova, se vuoi, a sostituirlo con il verbo “scelgo di”. Che cosa accadrà?

Accadrà, per esempio che invece di dire “dovrei davvero smettere di fumare” dirai: “scelgo di smettere di fumare” e lo farai davvero, invece di dire “devo cominciare a fare più movimento” dirai: “scelgo di fare più movimento” e così via. Ciò che penserai e sceglierai accadrà! I pensieri e il coraggio di scegliere ciò che desideri, perchè ne hai bisogno, hanno un grande potere su di te. Non dimenticarlo mai!

 

Provare per credere e, se vuoi, 

fammi sapere com’è andata scrivendo a sr.rosy@hotmail.it

Sono curiosa!

Puoi sempre approfondire attingendo direttamente all’autore: “Le parole sono finestre oppure muri di Marshall B. Rosenberg” ed. Esserci.

La prossima settimana ti racconterò il decimo capitolo: Esprimere interamente la propria rabbia.

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