martedì 5 agosto 2025

Spuntini per l'anima. Puntata 1: "Colmati di Spirito Santo".

                                        

Il regno di Dio non è questione di parole, concetti, schemi umani, ma un evento potente (cfr. 1Cor 4,20). Non è semplicemente un modo di vedere la vita, ma un’energia trasformante che invade il cuore, la mente e la volontà di chi l’accoglie. Una forza, dunque, limitata solo dalla nostra disponibilità, liberamente accordata.

Il brano degli Atti da cui è presa la citazione narra nel processo intentato dal Sinedrio a carico di Pietro e Giovanni dopo la guarigione del paralitico alla porta Bella del tempio.  Siamo alle prime avvisaglie della persecuzione che i capi del popolo intenteranno contro la piccola comunità cristiana nascente. Gesù l’aveva predetto senza possibilità di equivoco: “se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15,20). Quando Pietro e Giovanni, finalmente rilasciati, tornano nella comunità, elevano a Dio la supplica per essere difesi in futuro dai nemici. Detto fatto, una nuova Pentecoste li sorprende: pieni di Spirito – e liberati dal timore –, viene donata loro la parresia, la Parola di franchezza. Nel passo in esame particolari meritano di essere notati, in quanto preziosissimi per comprendere meglio il mistero dell’orazione.

  • La comunità prega insieme assecondano la promessa di Gesù:” Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20). La preghiera dell’assemblea è potentissima. Ricordiamolo sempre. 
  • Dio ascolta la supplica, ma non sterminando i nemici (come faceva per l’antico popolo di Israele), bensì donando lo Spirito Santo, il dono dei doni. 
  • La soluzione del dramma: i discepoli spaventati si erano rivolti a Dio per essere protetti, ma ora ricevono dallo Spirito la forza di predicare il Vangelo senza timore dei giudei. Saranno più esposti di prima, ma non avranno più paura di nessuno. 

Questo episodio degli atti è molto istruttivo. Non è certamente uno dei tanti testi scritturistici sull’orazione, ma riesce comunque a illustrare mirabilmente in quale modo potente, sebbene spiazzante per le nostre aspettative, Dio esaudisca la preghiera dei suoi e quale aiuto possiamo aspettarci davvero dalle nostre invocazioni. 

La parola di Dio è la serenata che il verbo canta per noi creature amate giorno e notte. Qualche volta ci lasciamo commuovere e ci affacciamo alla finestra. Ogni preghiera e risposta a una voce che ci giunge alle orecchie. Il primo comandamento della scrittura è: “Ascolta Israele” (Dt 6, 4); il secondo: “Guardati dal dimenticare” (Dt 6,12). Porgere l’orecchio alla Parola e ricordarla, meditandola nel proprio cuore come la Madre del Signore, rappresenta il modo di pregare privilegiato del cristiano.  Nulla può essergli preferito, perché chi ascolta e mette in pratica le parole del Maestro è come una casa costruita sulla roccia (Mt 7, 24) e riceve già qui un frammento della gioia futura. Ci sono molti modi di pregare con la Scrittura. Qui mi limito a lumeggiare le quattro tappe della lectio divina classica rifacendomi a Guido II il Certosino (†1188) che ne scrive nella sua Lettera a Gervaso (o Scala claustralium). La rilettura che propongo è molto semplice, ispirata ai Padri del deserto; per metterla in pratica non c’è bisogno di commentare i biblici ed è un tipo di lectio che si può vivere durante tutto l’arco della giornata. Abbiamo bisogno solamente di un tempo iniziale da trascorrere in un luogo tranquillo, con Bibbia e matita, e di un altro tempo più disteso alla fine del giorno. Non dobbiamo modificare nulla del nostro modo di vivere. 

  1. Lectio: Leggo e rileggo il brano (può essere il Vangelo o la prima lettura della liturgia del giorno), molto lentamente, senza preoccuparmi di comprendere subito tutto. Se mi è di aiuto, posso anche trascrivere l’intero testo su un quaderno o sottolineare con la matita le parole che mi raggiungono. In questo momento sono come il contadino che gira intorno all’albero con competenza e attenzione per osservare quale frutto cogliere. 
  2. Meditatio: Colto il frutto dell’albero delle Scritture (un versetto o anche una parola sola), inizio a “masticarlo” nella memoria, come il contadino porta alla bocca il frutto che ha scelto per assaggiarlo e provare una prima soddisfazione. Inizio anche a pensare alla relazione tra ciò che ho scelto e l’esistenza che vivo, lasciando che la parola illumini la mia realtà attuale, personale e relazionale. In prima battuta dovrei non tanto preoccuparmi del risvolto morale – cosa devo fare, cosa dovrei cambiare? – quanto comprendere ciò che il Signore mi dice di se stesso o del suo amore.
  3. Oratio: Comincio a sentire sulla lingua e nel palato tutto il sapore del frutto che mastico. Pian piano il gustare prende il posto dell’indagare, e nasce nel cuore il desiderio di rispondere alla Parola ricevuta. L’orazione si fa strada quasi senza volerlo. A questo punto, se ho la Bibbia o il Messalino a portata di mano, posso pregare un salmo oppure comporre una preghiera con le parole estrapolate dal brano (una sorta di parafrasi). Se pratichiamo la lectio lungo tutta la giornata, possiamo vivere questo momento nel primo pomeriggio o dopo la pausa pranzo.
  4. Contemplatio: è data solo da Dio, quindi l’essere umano non può programmarla. Chi ne fa esperienza la riconosce: la contemplazione è un’attività “passiva”; si è come sorpresi da Qualcuno che porge visita senza preavviso. Al di là di ciò, la contemplazione, come condizione del battezzato e non come stato mistico, è realtà alla portata di tutti. Siamo creati per la contemplazione, anche se solo lo Spirito può concederla. Riprendendo la metafora del contadino, in quest’ultima fase comincia la digestione del frutto colto: La Parola entra nel sangue, la sua potenza viene assimilata dal mio organismo spirituale. Il tempo della sera potrebbe essere propizio per questo momento più intimo. Posso ora chiedere allo Spirito Santo di far scendere in profondità e radicare nell’intimo, il seme della Parola che mi ha fatto compagnia lungo tutta la giornata. 

Ecco, dunque, un metodo per la lectio divina semplice e de-intellettualizzato, che non ha bisogno di molti strumenti e che rende l’idea di come tutta la giornata, anche quella di una persona che lavora molto, possa trascorrere in compagnia della Scrittura. Per riassumere e per essere più chiari, possiamo dividere il tempo in questo modo: 

  1. Lectio, dopo esserci alzati, anche subito dopo colazione, se abbiamo tempo;
  2. Meditatio: nel corso della mattina, durante il lavoro, secondo le possibilità e capacità di ciascuno; 
  3. Oratio: nel primo pomeriggio; 
  4. Contemplatio: prima o dopo cena a seconda delle abitudini (se si mangia tardi, è bene pregare prima della cena). 

Certamente all’inizio non è semplice, ma con un po’ di pazienza tutto diventa soave e quasi spontaneo e la difficoltà a concentrarsi (tipica dei primi momenti) svanisce senza troppi problemi.

Ti aspetto prossima settimana per continuare il percorso.

Per approfondimenti: SPUNTIni per l’anima

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