martedì 3 dicembre 2024

È stato tutto inutile?

“Ognuno di noi fino a 15 anni riceve qualcosa come 700 ore di insegnamento religioso, tra catechismo, scuola di religione, parrocchia, preparazione alla comunione e alla cresima; e qual è il risultato? Il risultato è zero: non sanno niente, non ricordano niente ma soprattutto, non hanno nessuna capacità critica”[1].

Questa affermazione di don Milani di sessant’anni fa mi ha fatto riflettere sulle modalità di formazione e mi sono riconfermata nell’opinione che non funziona più! Scuola, università, parrocchia e famiglia danno un insegnamento incapace di coinvolgere le persone le quali si allontanano sempre di più da una fede avvertita come distante, ininfluente, “vecchia”.

Ho riflettuto sulla mia personale esperienza, e purtroppo ho dovuto concludere che è stato così anche per me. Non posso e non voglio applicare a tutti e nemmeno a me stessa la conclusione di don Milani “Il risultato è zero, è stato tutto inutile”, ma certamente le parole provocanti di don Milani hanno risuonato forte in me. Mi sono trovata in situazioni molto faticose: sono stata messa a dura prova dalle mie relazioni affettive, professionali e religiose e non c'è cosa peggiore di sentirsi sopraffatti sia a livello personale che lavorativo e spirituale. Fin da giovanissima ho desiderato fare qualcosa, mettere a frutto i talenti ricevuti, adoperarmi affinché non li nascondessi sotto terra per paura, ho sempre sognato di mettermi a servizio degli altri con gioia, generosità e disponibilità.

Ma… gli anni passano velocemente e io ancora oggi mi sto chiedendo: come fare?

Il counseling mi ha aiutato a ripercorrere il cammino di consapevolezza e ad affrontare qualsiasi cosa con il coraggio di chi possiede gli strumenti necessari ad attraversare gli inevitabili turbamenti e le tempeste della vita. Ma soprattutto ho cominciato ad imparare concretamente come si fare a colmare quel vuoto che la ricca formazione teorica ha lasciato in me.

“Siamo responsabili davanti a noi stessi e agli altri dei meccanismi che decidiamo di assecondare”[2], ecco la chiave di tutto, il mio insight fondamentale. Il counseling mi ha fatto intuire l’esistenza di un metodo pratico, concreto, un modo per vivere qui ed ora, radicata nella storia presente, e ora osservo che sono meno spaventata, meno sola, mi sento compresa, concretamente e quotidianamente aiutata, non solo ascoltata o istruita. Sono più consapevole della mia responsabilità e sono un pochino più capace di non assecondare quei meccanismi che mi portavano a spasso e mi facevano sentire frustrata, perché li comprendevo teoricamente, ma ero incapace di gestirli e non assecondarli. Ho imparato concretamente a declinare i 4 verbi dell’agire umano: sentire, pensare, discernere e scegliere (aggiungerei anche agire) che concretamente ha voluto dire riappropriarmi della dimensione inter-soggettiva del soggetto, imparare ad auto-trascendermi, sviluppare la capacità di scegliere il bene, non permettere all’altro di invadere me stessa, imparare a dire di no e a governare con sapienza e intelligenza i conseguenti sensi di colpa. È così che ho potuto ampliare la mia consapevolezza ed è così che desidero potenziare e migliorare queste competenze, in primo luogo per me e in secondo per la possibilità che mi danno di aiutare gli altri.  


[1] L. Milani, Esperienze Pastorali, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1958, p. 51.

[2] B. Marchica, Consapevolezza, Edizioni Messaggero, Padova 2018, p.20.

[3] cf P. Monzani, Sì, ma non così, in «Tredimensioni», 16(2019), pp.12-25